Il romanzo più riuscito di King: IT
Uno dei romanzi più popolari e forse più riusciti dell'autore, ha dato vita a due film negli ultimi anni, e a tante altre trasposizioni cinematografiche.
Parlare della trama mi pare superfluo. Anche il più ignorante della Terra ha sentito parlare almeno una volta del pagliaccio IT che vive nelle fogne della città di Derry e divora i bambini, no? Ecco, involontariamente l’ho fatto, questa era la trama...

Detta così sembra una cosina tutto sommato semplice, qualcosa che si potrebbe narrare in quanto, qualche centinaia di pagine? Invece ecco il nostro Stephen King che dal 1981 al 1985 ci costruisce un Mondo intero, un intreccio di vite e di vicende che ci inglobano in questa realtà terrificante ma avvincente.
È un horror si, un romanzo che si affaccia sul mondo dell'infanzia, passa dall'adolescenza e si conclude in età adulta, il tutto senza ricorrere troppo spesso allo stereotipo.
Sicuramente un libro che ha molto da narrare e che si prende le sue pagine per farlo, come d'altronde è solito fare King, per chi ha letto altri romanzi lo sa bene!
Ciascun arco narrativo e ogni sottotrama si intrecciano in modo talmente scorrevole che, pur pensandoci e ripensandoci, non "taglierei" nemmeno una singola pagina per snellire il tutto, le 1347 pagine del romanzo sono tutte fondamentali e speciali nel loro insieme!
Parla di amicizia in modo quasi commovente, parla di legami, parla dell'amore infantile con un realismo quasi brutale, tutto questo sfocia poi in una malinconia grandissima, parla delle paure radicate che sembrano insormontabili, parla persino della graduale digressione nella follia del bullo che tormenta i ragazzini protagonisti.
E qui vorrei soffermarmi un attimo, il romanzo e la parte horror della storia volge attorno alle paure, e penso che il clown abbia più seguito tra i bambini perché questi sono coloro che ne hanno più paura, lo dice lui stesso, lui si nutre delle paure Infantili, e penso sia proprio per questo motivo che da adulti i ragazzi riescono (Spoiler) a sconfiggere il clown 🤡.
Ad avvalorare questa tesi c'è il fatto che gli adulti sembrano non accorgersi delle cattiverie che combina Pennywise, un esempio è la scena del bagno di Bev, per cui sui padre non vede tutto il sangue che esce dal lavandino, e le.dice addirittura "Mi preoccupo per te a volte", come se fosse lei pazza. Il sangue purtroppo c'era, ed era una delle cose che più terrorizzava Bev.
È un horror, sì, ci sono parti del romanzo che inquietano parecchio, soprattutto chi ha visto anche il film e si immagina certe frasi pronunciate dal clown stesso, ma è anche molto di più. È il racconto dei traumi dell'infanzia che si stanziano nell'inconscio umano e tornano a bussare alla porta nell'età adulta, e l'uccisione del mostro è proprio la sconfitta di queste paure radicate, quasi una catarsi finale, come dicevo poco fa...
La creatura antagonista che incontriamo in questo libro, e alla quale viene data la forma del "clown" perché Pennywise era appunto un uomo che faceva parte del circo, questo è il suo lato umano, che si manifesta con un sentimento, un sentimento di terrore, nello scoprirsi vulnerabile, nello scoprire in modo quasi repentino che nell'universo sono presenti forze superiori a lui che lo potrebbero contrastare. Per un attimo, si parla davvero di poche pagine, vediamo il mostro provare paura.
Ma chi sono questi 7 ragazzi?
William “Bill” Denbrough è il leader del Club dei Perdenti costituito da Benjamin “Ben” Hanscom, Beverly "Bev" Marsh, Richard “Richie” Tozier, Edward “Eddie” Kaspbrak, Michael “Mike” Hanlon e Stanley “Stan” Uris. Il romanzo inizia con la morte del suo fratellino, George, che in una piovosa giornata si imbatte in IT che lo va a mutilare brutalmente, lasciandolo esanime sul ciglio della strada. La vita di Bill verrà completamente stravolta, assieme al rapporto con i propri genitori che si incrinerà definitivamente.
Ben è un bambino particolarmente sovrappeso, bullizzato e preso di mira, come anche gli altri del Club, da Henry Bowers. Molto timido e riservato, prima di incontrare gli altri componenti del gruppo non aveva molti amici e trovava conforto nel cibo e nelle costruzioni.
Bev è l’unica ragazza del gruppo, è spigliata e intraprendente e ne sono tutti (più o meno) segretamente innamorati. Proviene da una famiglia dove il padre la picchia per le più svariate motivazioni, giustificandosi che lo fa per il suo bene.
Richie è il più burlone dei 7, rinominato “boccaccia” per la sua inclinazione naturale alle risposte meno adeguate nei momenti meno opportuni. Ha una buona dose di coraggio ed è quello più incosciente di tutti.
Eddie è asmatico ed ha una madre che tende a scaricare su di lui tutti i suoi timori. Super apprensiva e ipocondriaca, Eddie è il risultato delle sue ansie, ma nel rapporto con gli altri ragazzi troverà la forza di rendersi indipendente dal rapporto soffocante con la madre.
Mike è un ragazzo dalla pelle scura in un paesello dove c’è ancora chi odia quelli che hanno un colore della pelle diverso dal bianco. È comunque forte e buono di cuore, probabilmente il personaggio più moderato di tutti dal punto di vista caratteriale.
Stan, infine, è chiamato da tutti “l’uomo”. Troppo maturo fin da piccolo, troppo poco bambino per poter tollerare i soprusi psicologici di IT senza uscirne segnato per sempre. Scettico, eccessivamente sensibile, quello che vivrà in gioventù segnerà la sua vita più profondamente degli altri.
Il destino li porterà ad affrontare IT due volte nella loro vita. La prima volta nel 1958, quando tutti i nostri protagonisti sono ancora dei bambini, la loro immaginazione sarà potente e IT ne uscirà gravemente ferito. Nel 1985 verranno chiamati a rispondere al loro giuramento, se IT avesse ricominciato la sua carneficina sarebbero tornati a Derry, ovunque fossero nel Mondo. Ecco così che comincia la resa dei conti, il capitolo finale. Ognuno di loro era fuggito da Derry appena ne aveva avuto la possibilità, tranne Mike, l’unico ad essere rimasto in città come un guardiano. È lui a richiamarli a rapporto, è lui a risvegliare in loro i loro incubi. Allontanarsi da quella città maledetta non li aveva svincolati dal loro destino e non li aveva resi liberi come credevano.
Verso la fine King, forse resosi conto di aver creato un essere troppo potente, vira su una narrazione quasi "fantascientifica", poiché appunto scopriamo che questo mostro proviene dal cosmo ed è stato generato dalla forza senza superiori dell'Altro. Segue una scena che ha tutte le caratteristiche di un sogno, un viaggio extracorporeo, e che è in un certo senso confusionaria, nella quale vediamo il protagonista avere un dialogo con la Tartaruga che ha generato la galassia di cui lui stesso fa parte. E qui sinceramente mi sono persa, nonostante leggessi più e più volte le pagine passate, non ho davvero capito cosa volesse fare King e dove volesse arrivare...
Nel finale, e con questo intendo proprio l'ultima pagina, troviamo il protagonista, Bill Denbrough, che (spoiler) si risveglia da un sogno con accanto sua moglie e, sarò stupida io, non ho capito quanto effettivamente della narrazione fatta in precedenza fosse stato un sogno e quanto no. Dunque la moglie (Audra, se non sbaglio) non si è mai risvegliata dallo stato catatonico? Probabilmente si voleva intendere questo?
Nonostante questa domanda che mi è rimasta, in realtà molto insignificante, il finale mi è piaciuto, forse non si poteva scrivere un epilogo più adatto a questa storia.
Mi chiedo solo perché hai fatto durare lo scontro finale per quasi metà libro e poi non mi hai nemmeno tolto la curiosità su come se la stessero passando tutti tranne praticamente Bill e la sua moglie? Sarà che gli altri non sono mai esistiti ed è davvero stato tutto un brutto sogno di Bill? Se fosse così sarebbe davvero geniale caro King!
Resta molto triste il fatto che i protagonisti siano destinati a dimenticare di nuovo, ma mostra come i traumi infantili vengono alla fine lasciati alle spalle, per incominciare una vita nuova.
Voglio chiudere il tutto con una citazione bellissima che mi è rimasta nel cuore:
"Non è forse vero che anche loro, tutti e sette, hanno trascorso la gran parte della più terrificate e lunga estate della loro vita ridendo come matti? Si ride perché ciò che è spaventoso e ignoto è anche ciò che è ridicolo. Si ride come un bambino piccolo talvolta ride e piange contemporaneamente quando gli si avvicina un clown goffo e dinoccolato e sa che dovrebbe essere buffo... ma è anche sconosciuto, pieno del potere eterno dell'ignoto".
A me IT è piaciuto molto come romanzo, anche i due film seguono bene la trama del libro
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