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Un grande classico della letteratura Americana: Una tragedia Americana

Theodore Dreiser è considerato il principale praticante americano del Naturalismo, che consiste nello scrivere di sesso e violenza nelle classi inferiori al fine di rivelare quelle che, secondo me, avrebbero dovuto essere verità sconvolgenti sugli aspetti cupi della moderna vita urbana industriale.



An American Tragedy racconta la storia, basata su un sensazionale crimine vero, di un giovane che si sta facendo strada verso il sogno americano e si rifiuta di lasciare che un'ex fidanzata incinta ostacoli la sua possibilità di avere una storia d'amore con una donna ricca. Capiamo che c'è tanto che non va vero?

Porta la sciattana su una barca e la picchia, ma viene processato e giustiziato per il crimine.


Insomma il nostro Clyde, che ho odiato dalle prime pagine, ci espone i suoi pensieri sulle donne ricche, sui piaceri che avrebbe stando con una donna ricca. Un gentiluomo.


Non ho apprezzato questo grande classico americano? No...e ho voluto leggere le recensioni di altri per capire cosa ne pensassero, e per mia grande sorpresa è piaciuto a tanti!


È un segreto di Pulcinella che anche i critici che ammirano Dreiser lo considerano uno scrittore orribile dal punto di vista tecnico. American Tragedy è stato definito "il grande romanzo peggio scritto al mondo" e Garrison Keillor, altrimenti ripugnante, ha un articolo divertente su quanto trova pessima sorella Carrie nel rileggerlo. I suoi libri hanno tutta la grazia letteraria dell'elenco telefonico.


Pertanto, la sua reputazione si basa esclusivamente sull’accordo dei critici di sinistra con il suo odio per il capitalismo americano. Bene, 100 anni dopo, penso che possiamo tranquillamente affermare che il sistema americano ci ha servito piuttosto bene e che le Sorelle Carrie del mondo non sono semplicemente insignificanti ma, peggio ancora per uno scrittore, poco interessanti.


C'è da dire che l'ho letto perché è il testo fondativo alla base di una letteratura nazionale, quella americana, e avevo grandi speranze su questo romanzo, che si sono inevitabilmente infrante a pagina 300 circa...


Quello che I promessi sposi rappresenta per l’Italia, o il Don Chisciotte per la Spagna. Confesso che il dibattito mi lascia del tutto indifferente.


Theodore Dreiser (1871-1945), in quelle mille e passa pagine ha messo dentro veramente tutto quello che caratterizza e marchia a fuoco, nel bene e nel male, un grande Paese come gli Stati Uniti. Anche lo stile in cui è stato scritto, contraddittorio, prolisso, dispersivo, è l’immagine dell’America, con il suo sviluppo impetuoso e spesso brutale, generoso e selvaggio, forse troppo diverso dalla nostra Europa.


Non dico che sia un libro bruttissimo, di quelli che ti annoiano a morte, ci sono stati dei punti che mi hanno fatto pensare "questa è la svolta, ora il libro diventerà coinvolgente" nei primi capitoli, purtroppo il susseguirsi di alti e bassi tra la mia voglia che diventasse interessante e coinvolgente e il suo non esserlo, dopo un po' mi ha lasciato una certa frustrazione.


Non amo le narrazioni che vanno a scatti improvvisi, con frequenti cambiamenti di ritmo, che ogni volta sorprendono il lettore, o meglio, mi piacciono i colpi di scena e il ritmo accelerato della narrazione, se fatto però bene...


Della storia di Clyde, che dire? Per quanto l’opera appaia, sia pure illusoriamente, granitica, non è che un susseguirsi di momenti diversi, in cui i personaggi principali tendono a spostarsi da un luogo all’altro, in cerca del loro miglior destino, in cerca del vero sogno americano.


"Durante tutto quel tempo, Clyde era andato ripetendo a se stesso che non gli era più possibile vivere in quel modo e che i suoi genitori gli sembravano tocchi di mente e fuori dal normale.”


Essi vivevano per la Missione di cui si sentivano investiti: predicare il nome di Cristo, campando alla giornata, come riuscivano meglio.


Il padre di Clyde : Asa Griffiths, definito come “il prodotto di un complesso di circostanze materiali e di una teoria religiosa che assorbiva tutto l’essere suo, privandolo di qualsiasi iniziativa. Sensibile, tuttavia, o, piuttosto, si potrebbe dire sentimentale, ma con assoluta mancanza di senso pratico.”


La madre di Clyde è invece così descritta: “in lei pure mancava una chiara e realistica visione delle cose pratiche.” – Dio li fa e poi, se capita, li accoppia.


Quel che differenziava da loro quel figlio maggiore era “una fantasia viva e una certa intuizione del mondo e dei suoi abitati, su cui fissava la sua immaginazione.”


Un aspetto del suo carattere: “Clyde era vano e superbo quanto era povero. Era uno di quegli esseri che si considerano fuori dell’ordinario e mai totalmente legati alla propria famiglia neppure per sentimento di gratitudine verso coloro che li hanno messi al mondo.”


Quando sua sorella Esta scappa da casa, Clyde si pone diversi quesiti esistenziali.

“Vuole darsi una ragione di una così tremenda sventura, almeno in quel primo momento. Però il ragazzo era ormai avvezzo a considerare che una ragione si sarebbe trovata. Con ferma e cieca fede i suoi genitori insistevano, come tutti i fanatici, nel separare io da tutto ciò che rappresenta danno, colpa o sventura, pur ammettendo la di Lui suprema reggenza in tutte le cose.”


Questa è una filosofia assurda e portatrice di pregiudizio.


Clyde, vive male la sua situazione familiare, e quindi si butta nella mischia, cioè esce, ogni volta che può, da quell’angusto ambito familiare e quando si chiede: se “doveva o non doveva bere”, si risponde: “prenderò io pure del vino del Reno con acqua di Settz.”


Clyde trova un lavoro, aiuta la famiglia, e la narrazione segue la sua vita, questo fino al libro secondo, che parla d'altro:


“A Lycurgus, una città di circa venticinquemila abitanti, nello stato di New York, a metà strada fra Utica e Albany” vive la famiglia di “Samuel Griffith” – fratello di Asa, ricco industriale.


Qui mi sono completamente persa, ho deciso di abbandonare la lettura perché non riuscivo più a seguire la vicenda...


Mi spiace le mie elevate speranze nel romanzo siano inevitabilmente crollate. Proverò a dargli una seconda possibilità? Forse si, più avanti... Per ora gli devo dare ⭐⭐





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